“Non a caso nel 2012 – ricorda il presidente del centro, Vito Lo Monaco – su proposta del Centro Studi Pio La Torre, si creò un vasto fronte antimafia sociale e istituzionale, al quale parteciparono oltre Libera e l’Arci anche l’Anm, il sindacato, la Legacoop, le associazioni di impresa, esperti e studiosi di tutta Italia, che propose di impedire la cancellazione, dalla memoria legislativa del paese, della Rognoni-La Torre e di non tradirla in uno dei suoi aspetti peculiari quale quello della confisca dei beni mafiosi. Questa è finalizzata al riuso sociale dei beni per restituirli alla società alla quale sono stati sottratti. Nel momento in cui, al contrario, l’Agenzia dei beni confiscati èautorizzata a far cassa vendendoli, sceglierà questa via più facile rispetto a quella del riuso sociale”.
“Essendo nota la compenetrazione tra mafia, finanza e politica – prosegue Lo Monaco – ci permettiamo di sollevare il nostro disappunto e contrarieta’ alla vendita di beni di così rilevante significato economico e simbolico”. Il Centro Studi Pio La Torre esprime la propria solidarietà e la partecipazione alla battaglia degli amministratori che si oppongono alla vendita della tenuta di Suvignano e chiede che venga sospesa l’asta di vendita e riesaminata la proposta degli enti territoriali toscani.