Svolta nella trattativa Comune-Regione, i soldi andranno per il Torregalli bis
Ernesto Ferrara da Repubblica Firenze
San Salvi, la svolta. Ormai a un passo la firma dell’intesa politica tra Comune, Asl e Regione per il recupero dei 30 ettari di quella che un tempo era l’area del manicomio della città. Con la novità dei permessi urbanistici “turbo”: dopo il patto, già entro l’anno, con un solo passaggio in Consiglio comunale, Palazzo Vecchio potrebbe dare il via libera al cambio di destinazione d’uso dei padiglioni, che da sanitari passerebbero a residenziali, direzionali e commerciali. Niente varianti con iter burocratici simili a telenovelas, come vuole la prassi, ma un ok rapido e semplificato, lo stesso utilizzato da Palazzo Vecchio per la variante stadio sull’area Mercafir di Novoli. Grazie alle procedure sprint previste dal decreto “Salva Italia” di Monti, già recepite dalla Regione Toscana con la legge 8 del 2012, l’atto su San Salvi potrà essere approvato insieme alla variazione di bilancio in settembre. O, alla peggio, con il cosiddetto assestamento di bilancio a novembre.
Così che già per la primavera del 2013 l’Asl – proprietaria dell’area – potrà dare il via alla vendita ai privati delle strutture oggi esistenti: secondo gli ultimi accordi, chi comprerà dovrebbe poter realizzare tra 150 e 200 appartamenti, ristrutturando (senza abbattimenti e ricostruzioni) circa il 60% dei padiglioni esistenti secondo funzioni residenziali. L’altro 40% potrà accogliere negozi di vicinato funzionali al nuovo quartiere, uffici, strutture sanitarie (si pensa a una casa della salute). L’enorme parco e i giardini della cittadella psichiatrica rimarrebbero ad uso pubblico.
Il vecchio cine-teatro “dei matti” verrebbe rimesso in sesto e assegnato ai Chille. Un altro dei padiglioni verrebbe destinato a luogo della memoria. Senza dimenticare che entro un anno nell’area ci sarà anche un asilo nido comunale.
E’ il quasi epilogo di una vicenda che dura da anni. E che ora- dopo l’incontro del sindaco Renzi e del presidente della Regione Rossi dei giorni scorsi, e con l’arrivo all’assessorato alla sanità regionale dell’ex direttore generale dell’Asl 10 Marroni – pare essere a un passo dal traguardo. Il vecchio piano urbanistico del 2007, approvato ai tempi di Domenici, prevedeva un quartiere residenziale di lusso con verde e parcheggi al posto dei padiglioni. Poi l’arrivo di Renzi e una nuova idea: «volumi zero», niente nuovi palazzi ma recupero degli esistenti, in parte a fini residenziali. Per anni però la trattativa è andata al ralenti. Fino a interrompersi del tutto nei mesi scorsi.
Ora l’intesa: i denari frutto della vendita dei padiglioni di San Salvi (stimati in 100 milioni di euro) sarebbero reinvestiti dall’Asl “sul territorio”. Tradotto, servirebbero a completare il nuovo Torregalli, mentre nei mesi scorsi la Regione – che controlla le Asl – aveva avanzato la richiesta di non vincolare l’utilizzo di quei denari a nuove opere. Per Palazzo Vecchio, condizione irricevibile: ok a nuovo cemento solo in cambio di investimenti sanitari. Nel protocollo d’intesa oltre a San Salvi finirebbero anche l’immobile Asl del lungarno Santa Rosa e quello di via Aldini: entrambi diventerebbero residenziali.
Avevo letto questo articolo nell’edizione cartacea del gionale. Ogni volta che leggo queste notizie trattate in questo modo mi viene una rabbia tremenda: come si fa a raccontare una sconfitta enorme per la città come una sua vittoria?
sono anni che i cittadini propongono, del tutto ignorati dagli amministratori, progetti sostenibili e utili al quartiere e alla città.
Cassa bisogna fare cassa! E’ la parola d’ordine ormai da anni per gli enti locali: ma allora perché il giornalista, che dovrebbe essere la voce critica, la sentinella del potere suona la fanfara del politico o dei politici cui il giornale si riferisce?
Allora non è più un giornalista ma un ‘fanfarone’! Mi dispiace ma io non potrò mai accettare che quello che fanno i politici ‘amici’ sia sempre ben fatto, questo principio è proprio di un’appartenenza (non dichiarata però esplicitamente nell’articolo) e non dell’onestà intellettuale che oggi servirebbe più che mai.
Ciao, Maurizio