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All’incontro di Settignano hanno partecipato circa 30 persone: non solo addetti ai lavori dell’informazione, ma anche sociologi, volontari, educatori. Nel dibattito sono stati riportati casi concreti di discriminazione, contenuti in articoli di quotidiani nazionali e cronache locali. Per esempio Anna Meli dell’ONG Cospe ha ricordato la ‘querelle’ con il direttore del Corriere Fiorentino, che aveva risposto con un editoriale dal titolo “Benvenute ma senza velo” alle loro proteste per l’identificazione-umiliazione pubblica di due cooperanti egiziane, in città per partecipare a Terra Futura, fermate e costrette a scoprirsi dalla polizia. Le voci presenti oscillavano tra il disincanto di chi sosteneva che ognuno racconta la realtà come vuole costruirla e altri, come i promotori o la stessa Meli, che invece credevano opportuno fare pressing sui singoli giornalisti e sui direttori per cambiare abitudini linguistiche e stereotipi collegati alla fretta, alla pigrizia o talora all’ignoranza.
Sono nati quindi due gruppi di lavoro. Il primo ha iniziato a scrivere una bozza di glossario-vademecum su parole abusate come clandestino, nomade, extracomunitario, al fine di arrivare a un codice di comportamento al quale saranno invitati ad aderire singoli giornalisti. Il secondo gruppo ha il compito di sperimentare e mettere a punto forme di azioni dirette verso i singoli media, come il mail bombing – una valanga di messaggi da più mittenti, con lo stesso testo – ai giornalisti o direttori di testate su cui compaia un articolo discriminatorio. Lo scopo è avviare un dialogo e aprire spazi di discussione pubblica, dato che, come è emerso nell’incontro, la categoria dei giornalisti non ha una linea condivisa di condotta, ma agisce individualmente o a livello di singola redazione. Per informazioni vedi http://www.giornalismi. info/mediarom/index.html, per contatti scrivere a: appellomediarom@gmail.com.